preferisco correre


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Viaggiare fa bene

Viaggiare fa bene, dice Lonely Planet. A inizio agosto salutiamo la città, carichiamo i bagagli in auto e ci prepariamo a trascorrere due settimane di vacanza in Bretagna. Abbiamo ancora un appuntamento in ospedale, si tratta solo di ritirare un esito e poi si può impostare il navigatore. L’appuntamento con l’oncologo è alle 9, sarà lui a dirci come è andata la tac, subito dopo andremo dritti verso la campagna e da lì partiremo per le vacanze. Il colloquio si fa serio da subito e dopo circa mezz’ora di conversazione il mondo torna a cascarci addosso: la tac non è pulita. Nulla di grave, ma meglio verificare con una risonanza. Il suggerimento del medico è di partire comunque.

– Cosa facciamo Carlo?
– Partiamo. Stare qui sarebbe peggio.

Raggiungiamo la costa atlantica dopo circa 10 ore di auto, facciamo tappa a Bordeaux. Siamo angosciati, tesi e molto stanchi. La città ci piace. Il giorno seguente decidiamo di visitare la Dune du Pilat. Ci arriviamo in bicicletta, senza aspettarci nulla, non siamo ancora pronti alla meraviglia, ma dopo un breve tratto a piedi ci troviamo di fronte a una quantità di sabbia da credere di essere finiti in una trappola per turisti. No, la Duna è naturale ed è straordinariamente bella.
Lì, in cima, guardando in basso verso l’oceano, pensiamo di potercela fare. Supereremo anche questa, ci diciamo. Ci rotoliamo e ci buttiamo a terra, corriamo su e giù fino allo sfinimento. Riprendiamo le bici noleggiate e torniamo a Arcachon, punto di partenza della nostra gita. Finiamo la giornata con un aperitivo, stiamo meglio, riusciamo a sentirci perfino un po’ ottimisti. Pensiamo alle prossime tappe.

Il giorno successivo proseguiamo in auto verso la Bretagna.

La prima località che visitiamo ci accoglie con il brutto tempo. Ho voglia di tornare a casa, non sono più sicura di riuscire a rilassarmi, nel frattempo ho sentito l’ospedale per fissare la risonanza ed è tornata la paura. Carlo insiste per rimanere. Rivediamo il viaggio e programmiamo le giornate, aggiungiamo tour in bici e qualche piccolo trekking. Le località che ci piacerebbe visitare sono tante e il viaggio inizia a ispirarci. Leggiamo di percorsi ciclabili e sentieri panoramici, cose da vedere e da fare, esperienze da non perdere.

Il pensiero della risonanza di controllo si allontana e noi ripartiamo ancora una volta: pedaliamo lungo la Côte Sauvage in una bellissima giornata di sole cercando la pasticceria che inventò il caramello al burro salato, passeggiamo tra i menhir alla ricerca di Obelix, trascorriamo due giorni presso la Baie des Trépassés, luogo potente e misterioso. Scopriamo Pointe du Raz arrivandoci a piedi lungo un sentiero in mezzo alla brughiera, ci emoziona il suo faro, sulla punta del promontorio, e tutti e due immaginiamo il guardiano che ci lavorò fino a vent’anni fa, quando il faro venne automatizzato. Proseguiamo oltre il faro per raggiungere l’estremità e scorgere l’Île de Sein, seguiamo una traccia di sentiero con qualche passaggio un po’ esposto e ci fermiamo su un masso circondato dalle onde. Siamo sulla punta più occidentale della Francia e siedono accanto a noi pochi viaggiatori solitari e un giovane papà con sua figlia. È strano: le scogliere mi hanno sempre spaventata, eppure su questa punta dimentico tutto e rimango immobile. Guardo dritto davanti a noi, osservo il mare e mi sento forte.

Il viaggio prosegue tra camminate nei boschi, quelli dipinti da Gauguin, e spiagge ventose popolate da francesi poco vestiti che sembrano ignorare il freddo. Partecipiamo alla sagra della sardina, protagonista assoluta di Concarneau e mangiamo ostriche in riva al mare a Cancale. Scattiamo foto in una delle coste più belle della Francia, la Côte du Granit Rose, dove viene il dubbio che i massi siamo stati appoggiati per essere usati da sfondo in un cartone animato. Mangiamo galette bretoni in ogni luogo, salate e dolci. Finiamo il viaggio a Saint Malò, la città dei corsari. Ci godiamo in questo luogo magico le incredibili maree. Camminiamo e corriamo sulla spiaggia con la bassa marea, conquistati dai colori e dalla luce. I bastioni ci indicano fin dove può arrivare il mare quando si fa grande, proviamo a immaginarlo. Farà paura, penso io.

Rientriamo a Torino. È il giorno dell’esame: coraggio! Liquido di contrasto e via dentro il tubo, poco meno di un’ora. Attendo il risultato per circa dieci giorni. Poi l’esito: non si evidenziamo metastasi. A due mesi il prossimo controllo. L’oncologo ci chiede delle nostre vacanze, parliamo del viaggio con entusiasmo. Per un attimo ci dimentichiamo di essere lì.

Viaggiare fa bene.