preferisco correre


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Nel frattempo è arrivato maggio

Mi piace pensare che, certo, in questi casi non si può mai sapere, ma portare a termine una terapia così invalidante è già un grande successo, nel frattempo è arrivata la primavera, Carlo ed io stiamo ancora insieme, nonostante le difficoltà, e ho più amici di qualche anno fa.

Maggio è anche il mese del mio compleanno, mi sembra un nuovo inizio e una piccola occasione di festeggiamento.

Durante questi faticosi mesi ogni tanto ho scritto di me, della malattia, della mia vita, delle mie passioni. Avrei voluto condividere questi pensieri da subito, da quel giorno in cui mi diagnosticarono il secondo cancro della mia vita, ma poi ho deciso di far passare del tempo, un po’ per scaramanzia, un po’ per mancanza di energie.

Non mi sento sola, sono amata, e sono grata alla vita.

Non sarei arrivata fin qui senza l’amore di Carlo, l’affetto della mia famiglia, dei colleghi, degli amici, quelli di un tempo e quelli conosciuti condividendo la passione per la corsa. A questi ultimi va un grazie speciale: durante i lunghi mesi dalla brutta notizia fino alle ultime giornate di terapia mi sono sentita avvolta da un enorme e caloroso abbraccio.

Sono stata incoraggiata a correre anche quando le gambe non ne volevano sapere, a ridere anche quando tutto sembrava troppo difficile, a festeggiare traguardi superati, a partecipare a staffette divertentissime.

Ho sentito il tifo durante i miei tentativi di gara, ma anche quando rimanevo a casa stanca dalla terapia. Quando il mio umore era nero.

Non sarò mai abbastanza grata a tutti voi.


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Rallentare e sorridere

È passato un anno e mezzo da quel tragico venerdì in cui mi consegnarono il referto dell’istologico, avevo rimosso un neo sospetto quasi come fosse routine, invece quel giorno il mondo mi crollò addosso. Tre operazioni chirurgiche, tac, risonanze, pet, ecografie e poi 14 lunghissimi mesi di terapia con interferone.

Non dimenticherò mai gli sguardi bassi dei medici, i silenzi assordanti durante la lettura dei referti, le attese cariche di angoscia e tutti quelli che hanno lottato fino all’ultimo.

Si va avanti, si cerca un punto lontano che fa un po’ di luce e si avanza con l’aiuto degli amici e della famiglia.

Questo racconto è dedicato a loro, alle persone che mi sono state accanto e a tutte quelle che hanno corso con me prendendomi per mano.

La corsa mi fa sentire viva, torno a essere quella bambina che di fronte a un sentiero non riusciva a camminare. È il mio modo faticoso per celebrare ogni giornata. Poco importa se è la cosa giusta. A volte mi fa star male, ma va bene così.

Oggi mi sento molto stanca, direi stanchissima. Provo a correre ma escono fuori contratture e infiammazioni articolari e muscolari di ogni genere.

È il momento di rallentare e di sorridere, tanto.