preferisco correre


Zia, sei ripetitiva

arrivo stratorino

In questi mesi molte persone mi hanno chiesto come mai non ho più scritto nulla sul blog.

L’idea del blog è nata per dar voce alle mie emozioni e condividerle con altri, si è sviluppata in un periodo molto difficile della mia vita e poi ha preso forma un po’ per volta.

Ho raccontato di me, della malattia, delle mie preoccupazioni, dei miei lutti, delle mie esperienze, di mio marito, della mia famiglia, delle mie amicizie, delle mie gioie, dei miei piccoli traguardi quotidiani. Anche dei miei successi.

L’ho fatto attraverso il racconto delle mie corse, perché lì dentro c’è un po’ tutto. La corsa è il mio contenitore di emozioni. E anche il mio traduttore. È una sorta di elaboratore di sentimenti che, dopo un paio di chilometri dall’avvio, ne definisce i contorni e ne riduce il peso.

Non sono però in grado di scrivere del significato della corsa in generale, non so elaborare alcuna filosofia, costruire spessore su di essa. Non mi viene alcuna idea originale a questo proposito.

So che negli ultimi anni, ogni qualvolta mi sia trovata in difficoltà, la corsa mi ha aiutato molto. Anche quando mi sono sentita particolarmente felice. È stata al contempo risolutiva e celebrativa. 

Molte delle cose che ho raccontato, parlando di corsa, non le avrei raccontate a nessuno, neppure alla mia famiglia. È stata un tramite perfetto.

E così il blog è discontinuo come le mie emozioni, non ha certezze, dogmi, teorie assolute. Rimangono le corse e i sentimenti. Rimane il tentativo, spesso fallimentare, di non essere ripetitiva e noiosa (come dicono i miei nipoti quando racconto loro delle gare). Rimane la voglia di condividere.

In questi mesi ho continuato a correre e ho anche vinto molto.

Ho corso una gara che trent’anni fa ha corso mio papà. Ho corso la Stratorino. Quando la corse lui, io ero un’adolescente arrabbiata, incapace di chiedergli com’era andata.

Mio papà ha desiderato per me una carriera da atleta, non andò così. Ma so che è contento lo stesso. Ho dedicato la mia vittoria a lui. E lui ha potuto leggerlo sul giornale.

Ogni volta che gareggio e che taglio il traguardo mi sembra che il cuore non solo batta più forte per lo sforzo, ma mi ricordi le cose importanti. Avrà a che fare con la fatica.

“Un passo dietro l’altro”, però, rimane l’immagine della corsa che preferisco.

– Zia, sei ripetitiva.
– Lo so, ragazzi. Adesso parliamo di altro.