preferisco correre


La linea di partenza

Se dieci anni fa mi avessero chiesto di immaginare una mia vittoria a una gara podistica al parco del Valentino non ci sarei riuscita. Dieci anni fa non avrei mai immaginato che un giorno a Torino qualcuno avrebbe gridato il mio nome per incoraggiarmi a non mollare, per sostenermi e aiutarmi a vincere una gara di corsa. Una gara di corsa! E gli applausi!

Dieci anni fa non avrei mai creduto di potermi ammalare di tumore, di curarmi per mesi e mesi e poi provare a tornare a vivere come una persona sana, dieci anni fa non avrei mai immaginato di sposarmi, di saper amare e di sentirmi amata così tanto. Non avrei mai immaginato di sentire così tanto la mancanza di mia mamma. Dieci anni fa era un pezzo di vita a cui ne sarebbe seguito un altro, completamente diverso, pieno di sorprese belle e brutte. Dieci anni fa era diverso.

L’altra sera, alla “Va Lentino”, ho tagliato il traguardo per prima e non mi è parso vero.

– Ciao Elisa, come va? ti chiamo ora perché tra poco vado a correre, anzi per dirla tutta gareggio.

– Ma davvero? Di sera?

– Si, è una gara bellissima, una grande festa al Valentino. Mi piacerebbe far bene, ma oggi sono stanca e ho la testa da un’altra parte.

– Carla, appunto! Ti ricordo che quando tu sei preoccupata per qualcosa, se corri, di solito, vai forte. Andrai alla grande.

– Ma sì, hai ragione. Corro e basta.

Al parco si respira un’atmosfera simpatica, è estate e si sente, Molta gente sorridente, voglia di divertirsi e di muoversi. Incontro i miei amici, quelli con cui corro tutto l’anno. Siamo rilassati. Sembra di vivere l’ultimo giorno di scuola. Una bella euforia di inizio estate.

Poi lo sparo e la gara. Una gara veloce. Corro concentrata, voglio far bene per me e per la mia squadra, senza la quale probabilmente non avrei iniziato a gareggiare e soprattutto non avrei avuto la possibilità di fare incontri così importanti da trasformarsi in amicizie insostituibili. La mia squadra che mi ha sostenuto in momenti difficili e bui della mia vita. Voglio far bene per mio papà, al quale mi piacerebbe raccontare che mi sono impegnata fino all’ultimo metro, voglio far bene per Carlo che mi vede sempre arrivare seconda. E così quando una fitta sopra lo stomaco mi suggerisce di rallentare io spingo ancor di più fin sotto il gonfiabile che segna l’arrivo. L’affetto del pubblico e quello degli amici mi stordisce e mi regala momenti di felicità.

A volte ho pensato che nella vita tutto potesse andar bene o andar male, che si potesse cambiare poco e che farsi sorprendere da un evento positivo fosse un regalo per pochi eletti. Pensavo che la vita fosse più lineare, magari più noiosa, talvolta crudele e spesso ingiusta.

Negli ultimi dieci anni sono entrata e uscita da scenari differenti, scenari scuri e orribili e scenari illuminati da una bella luce. Ho ricominciato tante volte, cercando di alzare lo sguardo e guardare lontano, molte volte con le lacrime agli occhi.

Ho cercato di rialzarmi, come facciamo tutti. Tutti noi che proviamo, anche attraverso la corsa, a guardare un po’ più in là, con fiducia e speranza. Che facciamo tesoro di piccoli momenti di gioia. Che cerchiamo un po’ di benessere e di leggerezza. Che riusciamo a ridere e ci fa un gran bene. E che ogni volta proviamo a migliorarci.

A volte si vince, a volte si perde. Non c’è scampo. Non solo nella corsa. Ma tentare di tornare alla linea di partenza è la sola cosa che si possa fare.

– Ciao papà, sono ancora al parco. Ho finito adesso.

– Come è andata?

– Ho vinto.

– Ah, bene.

– Sì, mi sono impegnata tanto.

– La categoria?

– No papà, assoluta.

Silenzio. Immagino dica qualcosa del tipo: “non c’era proprio nessuno”.

.- Però! Brava! Ora ricordati di mangiare.

– Anche tu papà. Buonanotte.