preferisco correre

Sul tartan

 

L’ultima volta che le mie scarpe da corsa hanno incontrato il tartan di una pista di atletica per una gara di campionato fu tantissimi anni fa. Ero adolescente. Poi a fine settembre di quest’anno ho deciso di partecipare a una gara di campionato regionale e mi sono ricordata di quella strana sensazione che la pista mi provoca. A lungo ho allontanato la pista dal mio sguardo. Non tanto perché poco affascinante, tutt’altro, quanto per quel carico emotivo che mi ha sempre schiacciata e per tanti anni mi ha tenuta lontana dai campi di atletica.

Così quando sono tornata a correre ho scelto prima la strada, poi quasi contemporaneamente i cross, che avevo corso quando ancora si chiamavano corse campestri. Con il cross avevo un conto aperto, da tanto tempo. Avevo 13 o 14 anni, era un campionato italiano, ero prima, scivolai all’ultima curva, persi una scarpa e persi anche la vittoria. Così quest’anno dopo averne corsi tanti mi sono iscritta ai Campionati Italiani Master e ho vinto. Una bella cosa, insomma. Ma la pista…

Luoghi magici ma anche palcoscenici spietati. “Troppo in vista” per la mia ingombrante insicurezza. Che poi l’atletica sta lì, soprattutto quella giovanile. Eppure… niente, bloccata.

Vista già da lontano, la pista mi terrorizza. Ma eccomi qui, a correre un 5000. È anche questo un Campionato Italiano Master. Appoggio il piede sul tartan e mi sale l’ansia. Sono alla partenza, sulla linea dei 200. “Ai vostri posti”… penso come fare a raggiungere la prima corsia senza cadere e far cadere le avversarie. Parto davanti, mi aspetto che qualcosa succeda, rimango davanti. Lo speaker commenta la mia gara e mi ricorda che posso migliorare il mio personale. La sensazione è di correre pesante, che i 12 giri e mezzo siano in realtà 50, e io sia contratta per la tensione.

Suona la campanella dell’ultimo giro. Sono ancora davanti e taglio il traguardo per prima.

Sta per finire anche questa piccola follia. Ed è anche un bel finale. La pista mi ha sempre fatto paura. Da ragazza sui campi di atletica vedevo solo ragazze più belle di me, più disinvolte di me, con più muscoli di me. Non avevo abbastanza coraggio per affrontarla. E l’ansia mi tormentava fino a farmi rinunciare.

Oggi ero lì, in pista. E poi in giro per Arezzo con la medaglia d’oro al collo. Tanti anni dopo.

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