preferisco correre

il runner dell’autogrill

– Quando ho visto la tua medaglia mi sono venuti i brividi. Grazie per avermi raccontato la gara.

Mi saluta così il ragazzo marocchino dietro la cassa dell’autogrill nei pressi di Ceva. A volte sembra che tutto faccia parte di un progetto più grande, a volte sembra che le coincidenze arrivino non per caso. E così anche i nostri incontri.

Lo scorso weekend Carlo ed io con alcuni amici siamo stati a Nizza per la Prom’ Classic, una storica gara di 10 chilometri sulla Promenade Des Anglais. La gara è una scusa per trascorrere qualche giorno in una località che ci piace molto e che frequentiamo spesso.

A Nizza ho partecipato alla mezza maratona 3 volte. La prima volta ero piuttosto insicura, era la mia seconda mezza, la seconda volta fui felice di migliorare il mio personale, la terza volta con una partecipazione molto simbolica, al termine dei 40 giorni di terapia in ospedale. Faticai molto, ma arrivai con Carlo al traguardo tenendoci per mano e augurandomi che tutto andasse per il meglio.

Quel rettilineo dall’aeroporto fino allo striscione d’arrivo mi sembrò infinito ma anche magico: le bande musicali, il pubblico sul percorso, i palloncini e il mare mi parvero un regalo incredibile. Fu un grande stimolo.

Quest’anno l’umore è molto alto, finalmente fuori da tutte le terapie, libera dai farmaci, corro con gioia e impegno. Con tanta allegria e gratitudine. Mi piace guardarmi attorno osservando i runner francesi di ogni età, i top runner (molto numerosi) e le donne tutte insieme alla griglia di partenza. Attendo lo sparo mescolandomi tra loro.

Il vento è il vero protagonista degli ultimi 5 chilometri. Chilometri durissimi dove con fatica si riesce a stare in piedi. Al traguardo si respira un clima di festa e di soddisfazione. La fatica sparisce, ci si aspetta al traguardo e piano piano le strade di Nizza si riempiono di atleti in calzoncini e magliette colorate.

Arriviamo tardi alla premiazione. Grazie ad un’amica e al suo francese perfetto, vengo chiamata lo stesso sul podio per ricevere la coppa. Indosso la medaglia, tengo stretta la coppa e sorrido agli amici. Proseguiamo la giornata con un bel giro a piedi tra le viuzze di Nizza Vecchia e un pranzo abbondante in un caratteristico bistrot.

Saliamo in auto verso metà pomeriggio. Percorso alternativo fino a Mentone per aggiungere qualche sosta panoramica e poi dritti in autostrada. Ci fermiamo a fare rifornimento poco prima di Ceva.

Entro in autogrill, mi dirigo verso il frigo delle bevande, prendo una bottiglietta d’acqua e vado a pagare.

Il ragazzo dietro il bancone mi guarda e mi chiede:

– Hai corso?

Sì, dico io, ma sono un po’ stupita e gli chiedo come lo ha capito.

– Dalla medaglia.

– Ah già la medaglia!

Non avevo tolto la medaglia. Vergognandomi per quel bizzarro look cerco i soldi per pagare e metto sul bancone le mie monete, guardando verso il basso.

– Quanto?

– Quanto cosa? dico io, sollevando la testa

– Quanto hai fatto? E quanto lunga?

– 10 km, 38:49, sussurro con un po’ di stupore.

– Brava! Anch’io in Marocco correvo.

– Sul serio?

– Sì, 10 km in 31′. Ora qui non ho più tempo, non corro più. Ho provato una volta, dopo due anni e ho fatto 37′, ma non posso correre, mi piacerebbe, ma non posso. Troppo lavoro, pochi soldi.

Rimango di sasso. E mi congratulo.

– È un grandissimo tempo! Sei fortissimo!

Lui si scusa per avermi chiesto della gara e dice:

– Quando sei entrata con la medaglia al collo mi sono venuti i brividi. Mi sono emozionato. Volevo che venissi a pagare per chiedertelo.

Guarda verso il datore di lavoro, gira attorno al bancone e ci accompagna fuori. Torna a guardare la medaglia e dice:

– Brava, fai bene a correre!

Non so cosa dire, lo ringrazio e sorrido. Insisto con lui perché non abbandoni la corsa, lo invito a iscriversi a una società podistica e a riprendere la sua passione. Non gli chiedo il suo nome, mi faccio promettere che già dal giorno dopo faccia il possibile per ricominciare a correre.

Deve rientrare, il bancone è scoperto. Ci salutiamo, mi dice che proverà a correre in settimana e mi ringrazia di nuovo.

Salgo in macchina e mi torna in mente la storia dei brividi e il suo sorriso.

Amico runner, spero tanto di rivederti e di leggere di te e dei tuoi risultati. Non smettere di sognare.

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