preferisco correre

La rabbia ha preso il volo

– Carla si fa! Andiamo in staffetta alla Nizza-Cannes.
– Ma sei sicuro Beppe?
– Sicurissimo.

E così, insieme a altri amici della squadra, saliamo su un pullman diretti a Cannes.

Io sono particolarmente ansiosa, l’idea di essere lontana da casa, di non star bene e di correre in piena terapia, mi agita moltissimo. Per fortuna, si ride tanto, per tutto il viaggio.
Domenica mattina, giorno della gara, la temperatura è molto bassa, i maratoneti e i primi staffettisti imprecano per il freddo, anche Carlo è con loro. Si parte dallo stadio per rispettare il lutto che la città di Nizza ha proclamato a seguito dell’attentato sulla Promenade.
Noi ad Antibes possiamo aspettare in pullman, risparmiandoci il freddo, e raggiungere la zona cambio all’ultimo momento. Superati i controlli di sicurezza ci disponiamo per aspettare i nostri compagni di staffetta. Siamo allegri e poco concentrati sulla prestazione.
A un certo punto qualcuno di noi urla:
– Sta arrivando Beppe, Carla preparati!
Penso: si, va beh, ci saluteremo un attimo, ci daremo la mano e poi ci passeremo il testimone.
Ma Beppe è Beppe: una macchina da guerra senza limiti, un pazzo simpatico che quando corre, appunto, corre.
Saltello sul posto in attesa di ricevere il testimone, Beppe come una furia si avvicina senza rallentare. Si fermerà, penso io. No, Beppe non si ferma, guarda lontano anche se sono lì a 10 metri da lui e urla in modo smisurato:
– corri, cazzo, corri!
Mi infila la cintura con il chip e mi spinge con forza.
Supero la zona cambio sentendo ancora la sua voce, corro dimenticandomi di aver 21 km da fare, non capisco nulla per i primi 10 km che infatti tiro senza controllo. Attorno all’undicesimo chilometro le gambe cedono.
Che fare? Rallento e guardo il mare.
Penso a Beppe, a quanto ha corso veloce nella prima frazione e vado avanti.
Capisco che ho più testa che gambe. Le gambe strisciano sull’asfalto, ma sto bene. Finalmente con un passo corto corto conquisto il traguardo. Beppe è già in albergo, troppo complicato aspettarmi all’arrivo, io però lo abbraccio virtualmente.
Abbiamo vinto la nostra piccola sfida: noi, completamente squilibrati, ce l’abbiamo fatta.
La rabbia ha preso il volo.
Mi siedo a terra vicino allo striscione del traguardo e aspetto Carlo. Lui è iscritto alla maratona e la conclude benissimo. Siamo emozionati, allegri e carichi di adrenalina. Per qualche ora le nostre preoccupazioni si sono fatte da parte.
Il giorno dopo sono all’Istituto di Candiolo per gli esami di controllo. Durante l’attesa racconto a Carlo dello spettacolare passaggio di testimone a cui ho preso parte. Non riusciamo a smettere di ridere.

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